Per un repentino aumento della temperatura una immensa massa di neve si è staccata da Monte Panico (San Donato Val di Comino), nel Parco Nazionale d’Abruzzo, e ha travolto due escursionisti: il direttore del Consorzio agrario di Cassino, Alfredo Luzi, 45 anni, e suo figlio Lauro, di 8 anni, che stavano sciando. La slavina ha investito anche cinque auto, i cui passeggeri hanno però fatto in tempo a salvarsi uscendo dalle vetture e fuggendo a piedi.
La slavina è precipitata con un terribile rombo verso le 18 di ieri sera. La valanga, il cui fronte è di oltre un chilometro, si è divisa in due “lingue”, colpendo un’area vastissima, dalla sommità del Monte Panico fino al fondo della vallata. A mezza costa la statale 509 è rimasta sepolta sotto un’altissima massa di neve e detriti.
È stato recuperato il cadavere del direttore del Consorzio agrario: Alfredo Luzi è morto per soffocamento, sepolto sotto una massa nevosa alta quasi cinque metri. Nessuna traccia, fino ad ora, del figlio Lauro.
I due stavano sciando sui campi nevosi alle pendici di Monte Panico, quando si è verificato il pauroso fenomeno, dovuto alle recenti precipitazioni nevose sovrapposte alle precedenti, più compatte, e al repentino aumento della temperatura ieri pomeriggio. I soccorritori – Carabinieri di Frosinone e di Sora, Vigili del Fuoco e volenterosi – hanno appreso da alcuni testimoni oculari che lo sfortunato sciatore di Cassino, nel momento in cui la slavina precipitava a valle, ha gridato al figlio: «Mettiti in salvo, scappa!».
Questo spiega la posizione del corpo del Luzi, trovato sulla strada, mentre del bambino non si ha alcuna traccia. Il piccolo potrebbe essersi allontanato di corsa, raccogliendo l’avvertimento del padre.
Da Chieti sono stati portati sul luogo della sciagura (a pochi chilometri dal valico di Forca d’Acero) anche alcuni “cani antivalanga” appositamente addestrati per ricerche nella neve. Le operazioni procedono molto lentamente, perché i detriti portati a valle (sassi e tronchi di alberi sradicati) sono numerosi e la temperatura sta provocando il congelamento della neve, che diventa dura come la roccia. I potenti mezzi a disposizione dei soccorritori possono essere usati solo parzialmente.
Ci vorrà almeno una settimana per scandagliare l’immensa massa precipitata. Per sondare si usano lunghi bastoni e mazze di ferro: la neve viene esplorata finoa qualche metro di profondità. In questo modo si cercherà di recuperare tutto ciò che la valanga ha travolto e trascinato con sé a valle.
La slavina ha distrutto elettrodotti, linee telefoniche locali, un rifugio del Club Alpino e un edificio della Forestale.
Sono cessate le violente nevicate che per oltre tre giorni avevano interessato il Molise. I mezzi dell’Anas e della Polizia stradale sono riusciti stamani a raggiungere il centro turistico di Campitello Matese, che era rimasto isolato per una slavina. Su tutte le strade della regione, ad eccezione di un breve tratto della statale 86, la circolazione è consentita anche agli automezzi sprovvisti di catene. La temperatura è salita sensibilmente; sono migliorate anche le condizioni del mare e stamani i pescherecci hanno ripreso la loro normale attività.
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Fonte: La Stampa (1 febbraio 1972)