Racconti medioevali, storie di briganti e scenari naturali, incantano ancor oggi il turista, rapito dal suono del piffero e della zampogna. Sensazioni che rimandano indietro nel tempo, quando Villa Latina si chiamava Agnone. La prima volta che appare nei documenti è nel 744 d.C., quando era un semplice locus dell’agro atinate. Nell’819 troviamo notizia del Monastero di San Mauro, ubicato nei pressi di Piè delle piagge e possedimento dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno.
Nell’XI secolo i benedettini lasciarono il cenobio, che di lì a breve sarebbe sparito senza lasciare traccia. Nel 1059 Oderisio e Rinaldo conti dei Marsi, per difendere il feudo da possibili attacchi e scorrerie, edificarono Rocca Malcocchiara (Roccae malae Coclearis). Un secolo più tardi, al tempo di Ruggero il Normanno, la Rocca si presentava protetta da una spessa cinta muraria, con porte d’accesso, alte torri di guardia e all’interno la chiesa. Il territorio a valle era invece ricco di acque e pascoli. Per meglio difendersi, i pastori costruirono tre torri con feritoie, così, in caso di attacco, potevano proteggersi e attendere i soccorsi inviati dalla Rocca.
Nel 1434 Rocca Malcocchiara fu distrutta da Riccio di Montechiaro e i superstiti trovarono rifugio nella vicina Atina. Dal Medio Evo e fino al 1833, anno della sua autonomia, Agnone fu un casale di Atina, fertile «de grani, legumi, et miglio, abbondantissimo di acque sorgive, che scorrendo per molti rivi, lo irrigano tutto, et produce frutti assai come mele, pere, prugne, persiche, et fichi in grande copia» (1595).
Oggi, questa vivace cittadina ai piedi del Monte Meta, conserva resti medioevali e tracce dell’acquedotto romano. Notevoli sono le tradizioni legate alla zampogna, alla lavorazione del legno e dei formaggi di pecora.
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