I salici che circondano il lago si vestono di nuove gemme che in poco tempo allietano e trasformano gli austeri rami invernali che fino a pochi giorni prima si stagliavano scuri su di un cielo di ghiaccio. Le stagioni si susseguono ma il fascino di questo luogo senza tempo, resta immutato nella varietà delle suggestioni che continuamente ci regala. Questa volta abbiamo raggiunto le sorgenti del Fibreno in una giornata primaverile. Il cielo è ricco di mille piccole nuvole in veloce movimento che riflettendosi sull’acqua immobile creano spettacolari paesaggi sempre nuovi. La luce eccezionalmente calda e ricca di colori, ci sprona ad usare le nostre macchine fotografiche per ritrarre il magnifico scenario prima che le sacche con le attrezzature subacquee siano tolte dal portabagagli dell’auto.
Lasciata la strada statale che da Sora porta ad Atina, nel cuore della Ciociaria, in provincia di Frosinone, immeditaamente si esce dal consueto e ci si trova avvolti in una realtà nuova. Una piccola strada costeggia il fiume fino a uno spazio erboso dove un’ansa più vasta e profonda consente l’immersione. Da questo momento, parcheggiate le nostre auto, ci troviamo in un luogo senza tempo che mai avremmo potuto immaginare solo qualche minuto prima, quando eravamo ancora sul nastro d’asfalto dell’autostrada del sole.
In questo luogo tutto si muove in maniera diversa, la vita nelle case, la gente, le barche, sembrano appartenere a un passato remoto vecchio di secoli. Gli spunti che si offrono ai nostri obiettivi sono molteplici: un mulino ad acqua, un uomo anziano con scolpita sul volto la sua vecchiaia, che incede lentamente tenendo alla briglia il suo somaro carico di legna, le donne sulle soglie delle case affaccendate nei lavori domestici e a fare da contrasto a queste immagini bucoliche, una moltitudine di subacquei che preparano la loro immersione in queste fredde e limpidissime acque.
Il lago è il protagonista, con i suoi riflessi, con l’acqua dal colore blu ghiaccio con le sue barche sottili che navigano mosse abilmente da una lunga pertica. L’aria è tiepida e spogliarsi per indossare le mute, non crea alcun disagio. I GAV sono già montati sui mono e sulle Nikonos troneggiano i 15 mm. Ci decidiamo ad assaporare la temperatura dell’acqua… solo 8°, lo sapevamo, ma fa sempre un certo effetto leggere questo responso sugli strumenti che ci accingiamo a posizionare sulle nostre attrezzature.
Le sorgenti del Fibreno, solo alimentate dalle nevi dei monti del Parco Nazionale d’Abruzzo, le acque del lago restano fredde per tutto l’arco dell’anno a una temperatura pressoché costante; per fare delle immersioni è necessario indossare delle mute da almeno 6 mm con sottomuta guanti o calzari, oppure degli indumenti completamente stagni. Alla riva si accede comodamente, di fronte alla trattoria “Lecce” la strada si allarga in un piccolo prato circondato da salici piangenti che consente un comodo parcheggio in prossimità degli argini del lago. I gestori del ristorante sono persone così ospitali, che nelle giornate più rigide offrono la loro ospitalità ai subacquei senza nemmeno chiedere una consumazione.
Ora non resta che immergersi: un tuffo un brivido al contatto con l’acqua e siamo in un mondo completamente nuovo. Il sapore di queste acque rappresenta una variante al caratteristico gusto salato del mare, che per noi resta una componente essenziale dell’attività subacquea, ma un’immersione in questo lago, può essere un’esperienza veramente interessante. Una volta immersi la prima cosa della quale si rimane colpiti, è l’estrema limpidezza dell’acqua di una trasparenza quasi vetrificata. Dove la profondità è minore e le piante acquatiche formano un barriera di cunicoli e gallerie, s’intravedono stupefacenti riflessi violacei tra il verde cupo della folta vegetazione che non abbiamo avuto modo di ammirare in nessun altro luogo in cui ci siamo immersi.
La profondità massima – 15 metri – coincide con una fossa di estensione limitata, circa come un campo da tennis, la limpidezza dell’acqua è tale da consentire all’osservatore una visione completa di tutto l’insieme, a condizione di non sfiorare mai il fondo su cui si stende un manto di fango impalpabile che tende ad avvolgere tutto come una fitta nebbia nel momento in cui viene alzato. Al centro della fossa è situata un’imponente statua di ferro battuto raffigurante il Cristo. La scultura che si erge per due metri d’altezza è sistemata su di una piattaforma realizzata con dei tubi innocenti tappezzati da numerose targhe poste in memoria delle immersioni effettuate in questo luogo. L’autore del Cristo, Pino Bonavenia, affermato artista nativo della vicina Isola Liri, è ora scomparso. Egli affidò l’incarico ai sommozzatori di Sora e Cassino di porre la statua sul fondo, in memoria della madre. La visita a questo monumento è una tappa d’obbligo per chi s’immerge in queste acque.
Quello che più stupisce e affascina durante le immersioni in questo lago è la vista delle alghe che delimitano, come una barriera ricca di cunicoli e labirinti, la zona più bassa e luminosa dalla pozza più profonda. Le piante acquatiche formano degli aggregati simili a verdi isole mobili e i paesaggi sommersi mutano a ogni ciclo stagionale: gli organismi vegetali, componenti principali di tali scenari sommersi, si osservano in un differente stato di rigogliosità, crescita e degenerazione, nei diversi periodi dell’anno, facendo apparire il fondale sempre in maniera diversa. In questo contesto gli spunti fotografici sono spettacolari e il gioco delle luci e dei riflessi permettono di creare immagini sempre suggestive. Inoltre è interessante notare come tutta la vegetazione si erge verso l’alto in cerca della luce. Alcune specie di vegetali imprigionano le bollicine di ossigeno che si generano dalle acque sorgive del fondo fra le loro foglie e sfruttano la galleggiabilità del gas per sostenersi in posizione eretta.
Tornando verso il luogo da dove abbiamo iniziato la nostra immersione, possiamo osservare il relitto di una barca di legno adagiato lateralmente sul fondo. La vegetazione l’ha completamente colonizzato, ricoprendo di muschio tutta la sua superficie ed integrandola completamente nell’ambiente circostante. Anche questo relitto offre interessanti spunti fotografici, infatti, si possono ottenere delle belle immagini, giocando con i controluce e sfruttando la limpidezza eccezionale di questo lago che consente, da sotto la superficie delle acque di fotografare anche gli alberi e le case che lo circondano. Dopo un lasso di tempo relativamente breve, la bassa temperatura ci consiglia di interrompere la nostra permanenza sott’acqua. Abbiamo vissuto in questa dimensione così diversa soltanto una trentina di minuti, ma le emozioni sono state così intense che non appena ci siamo riscaldati abbiamo già il desiderio di ripetere questa esperienza.
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Autore: Patrizio Napolitano
Fonte: Cisonostato.it
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