Lui, Janni Kounellis, è un artista di fama internazionale fra i grandi maestri dell’Arte Povera, greco d’origine e cittadino romano da oltre sessantanni. Loro, sono dieci artisti di nazionalità diverse, per lo più giovani e ancora poco conosciuti, che lo stesso Kounellis ha selezionato per un workshop e un progetto nato nel giugno 2009 presso la Fondazione spagnola “Marcelino Botin”. Durante quel workshop di quindici giorni, e recentemente a Firenze in una seconda tappa, il gruppo ha trovato un metodo di lavoro in cui l’incontro, il laboratorio, la dialettica e lo scambio si sono rivelati essenziali per l’arricchimento formativo di tutti i partecipanti.
Il risultato di questo sodalizio è ora visibile in “Correspondencia”, XV mostra internazionale d’arte contemporanea ospitata nell’Antico Municipio a San Donato Val di Comino, in provincia di Frosinone (fino al 1 settembre). Nata appunto da un’idea di Kounellis, per una volta nell’insolita veste di selezionatore e talent scout, e con contributi critici di Bruno Corà e Andrew Smaldone, la mostra ospita opere di Clara Carvajal (Spagna), Adriana Cerecero (Messico), Nicolás Combarro (Spagna), Maria Gimeno (Spagna), Aylin Onel (Turchia), Calixto Ramirez (Messico), Goethe Pontón (Messico), Rocio Saenz (Messico), Justin Randolph Thompson (Usa) e Juan Carlos Davila Vera (Colombia). L’organizzazione generale è curata da Anna Cautilli.
Il progetto-mostra “Correspondencia” punta a cogliere il processo che parte dall’idea e giunge alla realizzazione di un lavoro, su una base condivisa tra un gruppo di artisti di diversi paesi. I dieci hanno così formulalo un’idea ciascuno. Idee che però successivamente sono state eseguite da un altro membro del gruppo, creando cosi un rapporto di osmosi e condivisione dello sviluppo di un’opera, sia essa di pittura, scultura, fotografia, performance, installazione o sperimentazione di arte sonora. Deus ex machina di questa dinamica collettivo-singoli Kounellis, con l’intento dichiarato di favorire un dialogo tra artisti, indagando e conoscendo le difficoltà che incorrono nel lavoro di gruppo, e favorendo una riflessione in cui la voce del singolo io d’artista non è l’unica che entra nel circuito produttivo.
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È UN MONDO DILATATO, MA HO FIDUCIA
di Jannis Kounellis
Come sarà il futuro adesso che il passato è indebolito? Parlare ai più giovani, non puoi nascondere il tuo inizio che non è frutto di una decisione ma che hai visto specchiato nell’acqua di uno stagno ad indicare la via per una possibile libertà. Il resto, come si sa, è lingua, costruita pezzo per pezzo nelle stanze di un labirinto che sai avere un’uscita ma che non vedi a prima vista, il taglio al muro, il buco luminoso di un “p” greco che attraversa l’ultimo ostacolo verso la luce e la fresca aria mattutina.
Con questi giovani artisti (Clara Carvajal, Adriana Cerecero, Nicolas Combarro, Maria Gimeno, Aylin Onel, Calixto Ramirez, Goethe Pontón, Rocío Saenz, Justin Randolph Thompson e Juan Carlos Davila Vera) ci siamo incontrati a Santander alla Fondazione Botin, in quell’occasione abbiamo parlato dell’oggi anche se nessuno sa in che cosa consiste, in quale quartiere nasce e che cosa rispecchia per poter pretendere di essere comune a tutti. Nel dopoguerra il dramma aveva un peso e facendo quello che mancava, il poeta riusciva a dare una visione; oggi è diverso e i più giovani sanno che il mondo è dilatato.
Si parla spesso di nomadismo, più che altro per trovare lo spunto di una novità, perché essa non regge di fronte a Brancusi che, benché abbia fatto un lungo viaggio per arrivare a Parigi, di nomade ha ben poco. Ed è un bene però che una generazione di artisti, appartenendo a paesi diversi e distanti uno dall’altro, abbia deciso di incontrarsi, di avere dei contatti, per indovinare degli interessi comuni e condividere quei morti, eroi di battaglie vinte, ai quali ispirarsi. Se è così io sono molto fiducioso nel futuro.
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∴ Autore: Edoardo Sassi
∴ Fonte: Corriere della Sera
∴ Data pubblicazione: 26 agosto 2011
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