La pia leggenda di Silvana a Canneto

storie_21-08-17Una pia leggenda vuole che la Madonna di Canneto sia apparsa, nella zona di Capodacqua, a una pastorella di nome Silvana. La fanciulla era tutta intenta alla custodia del suo gregge, quando d’improvviso, tra il verde e i fiori del prato, le comparve una bianca Signora, raggiante di luce e celestiale bellezza. A quella estasiante visione la povera pastorella rimase tutta stupefatta e tremante.

La bella Signora la rassicurò e con tratto gentile le disse: «Va dall’arciprete di Settefrati e digli che la Madre di Dio vuole in questa valle una chiesa a lei dedicata» e le consegnò una lettera.

«Io non posso abbandonare le pecore e devo condurle al piano, per farle bere, perché qui non c’è acqua» rispose la fanciulla.

«Oh!… All’acqua penso io» soggiunse la Signora. «Tu va’ e fa’ quello che ti ho detto.» Toccata lievemente con le dita la rupe, ai piedi del grande masso zampillò acqua limpidissima e fresca. Allora in quell’acqua fece cadere l’anello che portava al dito, il quale al contatto della pietra si ridusse in una minutissima polvere d’oro.

L’acqua, dicono, è quella che forma il fiume Melfa e la polvere d’oro sono le stellucce, che fino a qualche anno fa brillavano alla sorgente e che venivano ricercate appassionatamente dai pellegrini.

A quel prodigio la pastorella si affrettò a compiere la celeste missione. I pochi, che al primo annunzio accorsero sul posto, trovarono dell’acqua mai vista prima e in mezzo alle rocce una statua di legno, nella quale la giovanetta ravvisò l’immagine della Madonna da lei vista. Non volendo abbandonarla, decisero di portarla in paese.

Dopo breve tratto, ecco che il simulacro cominciò a farsi così pesante, che i portatori furono costretti a poggiarlo contro la roccia, dove, tra la meraviglia e il timore di tutti, lasciò impressa l’impronta del capo. La rupe esiste a tutt’oggi ed è chiamata “il Capo della Madonna”.

Quei primi devoti chiesero allora alla Vergine un segno della sua volontà, indicando dove volesse essere portata. La statua fu di nuovo sollevata, ma si fece così leggera, che i portatori ritennero che si dovesse ricondurre nel luogo del suo rinvenimento, cioè dove sorge l’attuale Santuario.