Gallinaro è un borgo di origine altomedioevale ed era, come gli altri centri della Val di Comino, un “castrum”: un borgo fortificato. Nel 1023, nonostante fosse possedimento dei Conti di Sora, fu oggetto di contesa e l’imperatore Enrico II, di passaggio a Montecassino, pensò di donarlo ai nipoti del suo sostenitore Melo di Bari. Enrico II quindi inviò il normanno Trostaino con 25 uomini che “entrérent en lo Castel Gallnar” e lo conquistarono. Nel 1067 il territorio, abitato da 370 abitanti, passò ai conti d’Aquino; risale a quel periodo il cosiddetto: Ufficio di San Gerardo, un documento del 1090 conservato nell’archivio della Curia di Sora. Lentamente contro la rigida organizzazione feudale, nasceva l’Università che si sostituiva al vecchio sistema dando voce ai cittadini. Il primo documento in cui veniva citata risale al 1204.
NEL MEDIOEVO
Da un documento del XIII secolo si apprende l’esistenza di una chiesa dedicata a san Gerardo nella quale viveva un eremita; nel corso del Trecento il santuario venne visitato dai discendenti del Santo, Domenico, Pietro e Andrea de Gerardis, che fecero ricche donazioni e fondarono l’Ospedale, mentre l’Italia meridionale passava dagli Svevi agli Angioini, Gallinaro viveva un periodo di relativa tranquillità, tant’è che agli inizi del secolo sono documentate ben nove chiese: San Salvatore, San Nicola, Santa Maria, Sant’Andrea, San Leonardo, San Giovanni, Santo Stefano, Santa Maria di Iannano e la più antica Santa Maria Cellarola, le cui prime notizie risalgono al 1019. Il personaggio che si distinse fu il Vescovo Giovanni, confessore e consigliere della Regina Giovanna I.
BRIGANTI E RELIQUIE
Nel 1600 John Gerard, Penitenziere di San Pietro, donò a Gallinaro la custodia in argento per il braccio del Santo il cui corpo fu rinvenuto alla fine dello stesso secolo; all’epoca la situazione non era delle migliori: infatti regnava la povertà più assoluta ed una vita quasi selvaggia, dove si aggiunsero anche carestie, pestilenze e incursioni di briganti, che razziarono, uccisero e incendiarono il paese; tra i briganti il più famoso del tempo – a ricordarlo sono le cronache d’epoca – fu Marco Fiore, un gallinarese.
L’EPOCA MODERNA
Il Settecento registrò un aumento della popolazione, che raggiunse i 750 abitanti. L’attività principale restava comunque l’agricoltura, anche se i proprietari erano pochi e i più prendevano in affitto i terreni dalla Chiesa. Figure di spicco furono l’arciprete Bartolomeo Baldassari e Loreto Apruzzese. Il primo riordinò l’archivio parrocchiale, morì di morte violenta, assassinato dal sanguinario bandito Gaetano Mammone mentre Loreto Apruzzese fu invece un giurista di fama che insegnò Diritto civile all’Università di Napoli. Con l’avvento dei francesi (nei primi dell’Ottocento), Gallinaro non risentì subito degli effetti delle riforme, come quella riguardante l’abolizione del feudalesimo, anzi, fu unito al vicino Comune di San Donato, per ottemperare alla legge che un comune dovesse avere almeno 1000 abitanti.
LA MEDAGLIA DI BRONZO AL MERITO CIVILE
Fu assegnata a seguito degli eventi bellici del 1943-1944 con la seguente motivazione: «Centro strategicamente importante, occupato dalle truppe tedesche impegnate a bloccare l’avanzata alleata sulla linea Gustav, subì numerosi bombardamenti che provocarono vittime civili e danni all’abitato. La popolazione, costretta ad abbandonare le proprie case ed a trovare rifugio sui monti circostanti, seppe resistere, con dignità e coraggio, alle dure sofferenze della guerra».
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Fonte: Lazionauta.it
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