Quest’anno il romanzo si intitola This land is your land. I capitoli recano il nome delle figure delle carte dei tarocchi. Sullo sfondo di questo romanzo si snoda la Val di Comino, ampia e materna: in alto un cielo che ha il chiarore celeste del mare; qua e là colline di ulivi e tante case che si diffondono per la vallata come resti di un’onda e splendono sull’arena. Da una parte il Parco Nazionale d’Abruzzo con l’orso bruno marsicano e la sua natura svagata; dall’altra Montecassino con la sua Abbazia che sta lì a guardare come un faro.
«Mettere in scena il Festival delle Storie significa camminare su un filo. Nove giorni nove carte, nove paesi, più di 160 ospiti, laboratori senza limiti, passeggiate nella natura, pranzi, cene. E tutto dal vivo. Esagerato» dice Vittorio Macioce, ideatore e direttore artistico della manifestazione.
Nonostante si regga sulle braccia di pochi e giovani collaboratori, la gigantesca macchina del Festival delle Storie deve funzionare davvero bene, se l’Associazione Italiana del Libro quest’anno gli ha assegnato il Premio Gutenberg. A cercare le origini del Festival vengono le vertigini. Come accade a tutte le creature bizzarre e un po’ mostruose, le sue origini si perdono nella leggenda. D’altronde la Valle stessa è piena di storie leggendarie.
Il Festival nasce nel 2009 dalla ceneri di “Antrasarta”, nome desunto da un’espressione dialettale, “all’antrasarta”, che vuol dire “all’improvviso”. Questa associazione veniva a sua volta fondata poco tempo dopo la nascita, nel 2005, di Psiche e Aurora, casa editrice di San Donato Val di Comino, fortemente voluta da Vittorio Macioce e Luca Leone. La casa editrice ancora oggi mantiene vivo il fuoco di questo legame originario.
Di anno in anno Antrasarta è cresciuta fino a trasformarsi nel Festival delle Storie che oggi conosciamo. Nel 2010 il programma prevedeva quattro giorni di incontri con Giorgio Vasta, Christian Raimo, Dacia Maraini e altri. Nel 2011 il Festival inizia a essere più ambizioso con un ballo in maschera ambientato negli anni Venti e con Mario Giordano, Sergio Rubini, Arnaldo Colasanti. L’anno successivo il Festival diventa ancora più articolato. «Qual è la tua storia?» questo lo slogan. L’attenzione mediatica cresce. Nella Valle arrivano Giorgio Conte, Antonino Zichichi, Spyros Theodoridis, Vittorio Sgarbi.
Con l’edizione 2013 compaiono le carte dei tarocchi e il loro pericoloso gioco: esse scandiscono le tappe del viaggio che il Festival compie per i paesini della Valle. Ed eccoli, Giorgio Lauro e Claudio Sabelli Fioretti di “Un giorno da pecora”, che intervistano Giorgia Meloni e Luca Giurato con il divino Otelma. E poi Marco Travaglio, Walter Siti, vincitore del premio Strega, Alessandro Sallusti, Walter Veltroni, le Iene Sabrina Nobile e Filippo Roma.
I grandi nomi saranno presenti anche quest’anno: Marco Travaglio, Giorgio Albertazzi, Carla Fracci, Giorgio Lauro e Claudio Sabelli con i loro ospiti a sorpresa. Sorpresa, “sorpresa”, questa è la parola chiave. In fondo, anche il grande successo che il Festival ha ottenuto, oltre i confini angusti della provincia, è una sorpresa. Così come è una sorpresa, ogni anno, riuscire con pochi collaboratori a far funzionare questa macchina gigantesca. Nato “all’antrasarta”, di sorpresa, all’improvviso, il Festival continua, ancora oggi, a viaggiare sull’onda di un’improvvisazione jazz.
–
Autore: Davide Di Poce
–
© Riproduzione riservata
Leave a Reply