Casa di Vincenzo Piselli

Vincenzo Piselli, soprannominato Pasquale (San Donato Val di Comino, 22 giugno 1910 – Dachau, 7 marzo 1945), è stato un fabbro e un benemerito italiano. Nel corso della seconda guerra mondiale ha partecipato alla rete cattolica, coordinata dall’abate-parroco don Donato Di Bona, che portò soccorso e assistenza ai soldati alleati ex prigionieri e agli ebrei nascosti sulle montagne. Nella serata del 14 febbraio 1944 Vincenzo fu arrestato in casa e incarcerato ad Alvito. Successivamente verrà deportato nel campo di concentramento di Dachau (matricola 67233) dove morirà, per gli stenti e le sevizie subite, l’anno successivo.

Biografia
Di famiglia umile e laboriosa, Vincenzo Piselli lavora come fabbro ferraio e lattoniere nella bottega di via Duomo di proprietà dell’amico Nazzareno Cedrone, con il quale svolge numerosi lavori di manutenzione, anche nella chiesa parrocchiale. Nel 1933, assieme agli altri fabbri dell’officina di via Piave di Giuseppe Mazzola, realizza tortiglioni, barre quadrate attorcigliate e disegno centrale per le inferriate di Palazzo Massa. Altra sua passione sono i fuochi pirotecnici: in più occasioni viene chiamato per sparare fuochi durante feste religiose e manifestazioni, come i festeggiamenti cittadini per la presa di Addis Abeba e la proclamazione dell’Impero nel 1936. Con l’occupazione tedesca di San Donato nel 1943, si adopera per aiutare e assistere soldati alleati e internati ebrei nascosti nelle montagne intorno a San Marcello e alla Vorga, nella Grotta degli Ebrei.

Il 14 febbraio 1944, a seguito della denuncia di un concittadino, le autorità tedesche decidono l’arresto. Quando i soldati irrompono in casa del giovane (in località Largo Lago) lo trovano a cena con tre soldati siciliani fuggiaschi. I quattro sono condotti dapprima nel comando tedesco di San Donato, poi nel carcere di Alvito e infine deportati a Dachau. Vincenzo muore a causa degli stenti e delle sevizie patite, a circa un mese dalla liberazione del campo. Il corpo finisce in un forno crematorio il 7 marzo 1945. La notizia della morte giunge a San Donato diverso tempo dopo, portata da uno dei soldati siciliani che aveva condiviso con lui la prigionia. La famiglia ricorda il congiunto con una messa, officiata nel Duomo dallo stesso abate Di Bona.

La morte di Vincenzo Piselli viene certificata il 3 dicembre 1952 dalla “Commissione Interministeriale per la formazione e la ricostituzione di atti di morte e di nascita non redatti o andati smarriti o distrutti per eventi bellici giuridici”: «La Commissione dichiara che il giorno 7 del mese di marzo dell’anno 1945 è deceduto in Germania: Dachau – campo di eliminazione, alle ore non accertate, in età di trentaquattro anni, il Piselli Vincenzo appartenente non militare, nato il 22 giugno 1910 a San Donato Val di Comino (Frosinone), residente a San Donato Val di Comino – Largo Lago (Frosinone), figlio di fu Costantino e di Cardarelli Loreta, celibe. Il suddetto Piselli Vincenzo è morto in seguito ad esaurimento e sevizie (in deportazione) ed è stato sepolto-cremato nello stesso campo».

Vincenzo Piselli e il soccorso a soldati alleati e a ebrei
Ancora oggi Vincenzo è ricordato dai sandonatesi come un giovane distinto, gentile nei modi, cattolico praticante. Nel periodo di occupazione tedesca (1943-1944), i sandonatesi si adoperano molto nel prestare aiuto e soccorso a soldati alleati e ad ebrei, nascosti in paese e tra i monti. Le persone impegnate sono oltre un centinaio. L’azione più significativa è quella svolta dalla parrocchia, attraverso i volontari coordinati dall’abate Di Bona, che ogni giorno portano cibo e pasti cucinati ai rifugiati. A cucinare c’è Rosaria Cardarelli, cuoca e attivista cattolica, coadiuvata dalla giovane Derna Salvucci. L’approvvigionamento viene organizzato dall’abate, da Elvira Cellucci e dalla stessa Rosaria Cardarelli, mentre la consegna in montagna avviene quotidianamente grazie al coraggio e alla tenacia di persone come Vincenzo Piselli.

Curiosità
In memoria dell’attività svolta da Vincenzo Piselli, le Forze Armate Alleate rilasciano alla famiglia un documento firmato dal generale Alexander in qualità di Comandante Supremo delle Forze Armate del Mediterraneo: «Questo certificato è rilasciato alla memoria di Piselli Vincenzo fu Costantino quale attestato di gratitudine e riconoscimento per l’aiuto dato ai membri delle Forze Armate degli Alleati che li ha messi in grado di evadere ed evitare di essere catturati dal nemico».

A guerra finita alcuni sandonatesi fecero riconoscere dalle istituzioni preposte una presunta formazione partigiana, denominata Banda San Donato Val di Comino. Della presenza e della reale operatività della banda non si è rintracciata memoria né tra la popolazione locale, né tra i soldati alleati e gli ebrei internati sopravvissuti, né dagli elenchi redatti dal Comune nel 1945 circa le persone che assistettero prigionieri alleati. Per convenienza e per dare credito alla banda partigiana, i promotori inserirono Vincenzo Piselli tra i componenti della formazione (con il grado di “gregario”) e gli fecero ottenere, alla memoria, la qualifica di “partigiano combattente caduto per la lotta della liberazione”. Un’attribuzione lontana dallo spirito del giovane e del gruppo di benemeriti della parrocchia di San Donato.

Fonti e riferimenti bibliografici
• Comune San Donato. Deliberazione del Podestà. 20 giugno 1936
• Comune San Donato. Concessione premio assistenza prigionieri Alleati. 22 ottobre 1945
• Comune San Donato. Elenco delle persone che hanno assistito prigionieri di guerra alleati. 1945
• Comune San Donato. “Piselli Vincenzo”. In: Atti di morte. Parte II, serie C, 1953
• De Rubeis, Alessandrina. “Vincenzo Piselli”. In: Studi Cassinati, n.1 (gennaio 2007)