Dal 1940 San Donato Val di Comino ospita numerosi ebrei stranieri diventando una delle più importanti località italiane di “internamento libero”. Dal 1943 il paese, militarizzato dall’esercito tedesco per farne una delle retrovie del fronte di Cassino, è sotto la giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana. Nei primi mesi del 1944, rimasto l’ultimo centro abitato prima della Linea Gustav, diviene oggetto di numerosi e mortali attacchi alleati.
Il Memoriale, aperto ai visitatori il 27 gennaio 2023, ricorda le vicende dei sedici ebrei stranieri catturati a San Donato il 6 aprile 1944, il loro concentramento in questa piazza e la deportazione ad Auschwitz. In passato la piazza era dedicata al giorno della marcia su Roma: “28 Ottobre”. Oggi è trasformata in Memoriale, diventando una grande pietra d’inciampo inserita nel percorso Liberation Route Europe: un luogo sacro per non dimenticare.
Simboli e significato del Memoriale
I – L’ACCOGLIENZA
I sandonatesi accolgono e integrano gli internati salvandoli in più occasioni dalla cattura. Tra loro si ricordano anche le autorità fasciste. Le panchine sono segno di inclusione e vita condivisa.
II – L’INGANNO
Alla fine di marzo 1944 le truppe tedesche invitano gli ebrei a ritirare un lasciapassare; in realtà ciò diventa il pretesto per identificarli, interrogarli e arrestarli. Le linee affilate, come quelle di una tagliola, simboleggiano la frattura della civile convivenza che si era stabilita negli anni precedenti.
III – IL BARATRO
La pavimentazione nera indica il punto dove sosta il camion su cui vengono ammassati gli ebrei mano a mano che sono catturati. La pavimentazione è una “voragine” che si ricollega alla stanza nera, dedicata alla Shoah e alla deportazione, presente nel Museo del Novecento e della Shoah.
IV – LA MEMORIA
La stele ricorda la sorte degli internati che, partiti da questa piazza, raggiungono Auschwitz. Le pietre posate dai visitatori intorno alla stele sono un omaggio alla tradizione ebraica: quando si visita una tomba si lascia un sasso sulla lapide, utilizzando la mano del cuore (mano sinistra). Il sasso ricorda i cari scomparsi, le origini del popolo d’Israele e il segno del passaggio di qualcuno che, soffermandosi sulla tomba, ha preso parte al ricordo. Pietre e non fiori: le prime simboleggiano la ricchezza spirituale che dura per sempre, oltre la vita; i secondi sono considerati effimeri, non duraturi, come i beni materiali.
V – LA SPERANZA
Le tre linee scure che ci guidano verso l’uscita del Memoriale ricordano i tre sopravvissuti all’orrore e ai campi di sterminio nazisti: Rosa Blody, Gertrude Glaser, Enrico Levi.
VI – IL FUTURO
I due alberi di acero (simbolo di forza, lealtà e generosità) sono dedicati a Italo e Noemi Levi, i due bambini partiti da San Donato e uccisi al loro arrivo ad Auschwitz. Ricordare le loro storie, combattere l’indifferenza e tenere viva la memoria della Shoah è l’impegno delle nuove generazioni.
VII – L’EUROPA UNITA
Il vettore – disegnato dall’architetto polacco Daniel Libeskind, autore anche del Museo ebraico (Berlino), dei Portali di Expo 2015 (Milano) e del Memoriale Ground Zero (New York) – connette San Donato ai luoghi della memoria della seconda guerra mondiale attraverso il circuito Liberation Route Europe. Pace, libertà e democrazia sono in valori di questo itinerario voluto dal Consiglio d’Europa.