PERCORSI NEL VERDE

Chiusa tra i monti della Meta ad Est e delle Mainarde a Sud-Ovest, la Val di Comino è ricca di scenari naturali, foreste, fiori e animali che evocano un mondo selvaggio, misterioso, tutto da scoprire. L’animale simbolo del territorio è l’orso: ad esso sono legati numerosi racconti e leggende. Recentemente, e in più di un’occasione, è stato avvistato nel centro storico di San Donato Val di Comino. In segno di affetto i cominesi lo hanno ribattezzato: Orso Donato.

LA FLORA

A bassa quota
Numerose sono le specie tipiche dell’ambiente mediterraneo come le ginestre (Spartium junceum) e il leccio (Quercus ilex). La maggior parte delle basse quote sono occupate da campi coltivati, unica isola di naturalità, anche se molto frastagliata, è rappresentata dalla vegetazione che borda i fiumi con possibile presenza di canne palustri (Phragmites australis), tife (Typha latifoglia), salici (Salix sp.), pioppi (Populus sp.) e tamerici (Tamarix sp.).

Negli ambienti lacustri
Menzione speciale merita il lago di Posta Fibreno, nel cui fondo si trova una vera e propria foresta subacquea ad alghe. Avvicinandoci al bordo incontriamo la canna palustre, la canna domestica (Arundo donax), l’erba sega comune (Lycopus europeaus), la canapa acquatica (Eupatorium cannabinus), la menta acquatica (Mentha aquatica), il dulcamaro (Solanum dulcamara). Tra le specie da segnalare, la felce palustre (Thelypteris palustris), la coda di cavallo acquatica (Hippuris vulgaris), alcune brasche (Groenlandia densa, Potamogeton pectinatus, Potamogeton polyfolius, Potamogeton crispis) e il giunco subnodoso (Juncus subnodosus).

Fino a mille metri
Circa un quarto del territorio (14.829 ettari) è ricoperto da boschi, concentrati per la maggior parte a quote superiori ai 700 metri, dove l’influenza antropica si riduce fino a scomparire. Dove le terre non sono più coltivate – dai 700 ai 1000 metri – si hanno dei querceti caducifogli a roverella (Quercus pubescens) e a rovere (Quercus petraea) che si uniscono, dagli 800 metri, al carpino orientale (Carpinus orientalis), alla carpinella (Ostrya carpinifolia), al nocciolo (Corylus avellana), all’orniello (Fraxinus ornus) e alla sanguinella (Cornus sanguinea). Tra le specie erbacee vi è l’asparago (Asparagus officinale), l’elleboro (Helleborus foetidus) e la bella vesparia (Ophris apifera).

Ad alta quota
Al di sopra dei 1000 metri e fino ai 1800, s’incontra l’albero simbolo dell’Appennino: il faggio. Le faggete costituiscono un ecosistema in gran parte naturale, caratterizzato da clima fresco e precipitazioni abbondanti. Nel sottobosco troviamo l’agrifoglio (Ilex aquifolium), l’acero di monte (Acer pseudoplatanus), il raro tasso (Taxus baccata) noto per la sua longevità (sino a 2000 anni), il ginepro (Juniperus oxicedrus), l’anemone (Anemone apennina), il giglio rosso (Lilium bulbiferum croceum) noto anche come giglio di San Giovanni, il nido d’uccello (Neottia nidus-avis) e la scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), una rara orchidea spontanea. Sulle cime dei monti sono invece visibili le praterie montane. La vegetazione arborea non naturale è costituita in pianura da vigneti e oliveti, mentre al di sopra dei 1000 metri il pino (Pinus nigra), introdotto decenni fa per il rimboschimento.

LA FAUNA

Negli ambienti lacustri
La vicinanza con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, fa sì che la fauna sia molto varia. La riserva di Posta Fibreno accoglie oltre 100 specie di uccelli, come folaghe (Fulica atra), gallinelle d’acqua (Galinula cloro-phus), tuffetti (Podiceps ruficollis), aironi cenerini (Ardea cinerea), garzette (Egretta garzetta), tarabusini (Ixobrychus minutus). Tra i rapaci vi è il falco di palude (Circus aeruginosus), la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus), la civetta (Athene noctua), il barbagianni (Tyto alba).

Le specie ittiche
Le più interessanti sono la trota macrostigma (Salmo trutta macrostigma) presente nella penisola solo nel Fibreno e a Ninfa e il carpione del Fibreno (Salmo fibreni) specie endemica del bacino lacustre, di cui ne è certa l’esistenza da oltre 400 anni ed ancor oggi non è del tutto conosciuta. Dalla fine degli anni Ottanta è presente anche la nutria (Myocastor coypus) arrivata nel lago dalla liberazione di animali allevati in cattività con finalità commerciali. Nei corsi d’acqua della Valle sono presenti lo spinarello (Gasterosteus aculeatus), la trota (Salmo trutta), la tinca (Tinca tinca), la carpa (Cyprinus carpio) e l’anguilla (Anguilla anguilla).

In pianura
Diffusi nella pianura sono il riccio (Erinaceus europeas), la talpa (Talpa romana), la puzzola (Mustela putorius), la lepre (Lepus europeas), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivais), la faina (Martes foina), l’istrice (Hystrix cristata), il tasso (Meles meles), il daino (Dama dama), il cinghiale (Sus scrofa) e lo scoiattolo (Sciurus vulgaris meridionalis) dal pelo nero e ventre bianco, differente dal più comune scoiattolo rosso dell’Italia settentrionale, la Gazza (Pica pica) dalla livrea con riflessi metallici, la Cornacchia (Corvus corone cornix), la Vipera (Vipera aspis), la biscia d’acqua (Natrix natrix), il saettone (Elaphe longissima), il cervone (Elaphe quatorlineata) e innumerevoli passeriformi.

Nell’ambiente montano
Tipici dell’ambiente montano sono il lupo (Canis lupus italicus), il capriolo (Capreolus capreolus), il cervo (Cervus elaphus), l’upupa (Upupa epops), il picchio verde (Picus viridis), diversi rapaci e l’orso (Ursus arctos marsicanus). In alta quota il paesaggio è dominato dal camoscio (Rupicapra pirenaica ornata), con livrea più elegante del camoscio alpino, e dall’aquila reale (Aquila chrysaetos), riconoscibile perché vola a quote maggiori rispetto agli altri falconiformi.