Tutto cinto di mura, con le sue torri, i suoi merli, il Castello di Vicalvi si era fatto la fama di essere inespugnabile. All’interno era armato di «artiglierie; moschettoni, balestre, corsaletti, armi in asta, munitione per far polvere» e vi si accedeva attraverso un ponte levatoio e porte «molto ben guardate, fiancheggiate, et forti».
La sua posizione ne fece un punto strategico di prim’ordine nell’assetto militare della Val di Comino a difesa del Ducato e del confine settentrionale del Regno di Napoli. Trovandosi «ne’ la cima del Colle», in posizione dominante, proteggeva il Ducato da eventuali attacchi militari o scorrerie di briganti. L’abitato di Vicalvi ha seguito un processo evolutivo particolare, infatti mostra due fasce concentriche che si sviluppano da sud-est a ovest, occupando con la prima il pianoro antistante il Castello (il Giro) e seguendo con la seconda il declivio naturale della collina, secondo le linee di livello ed assumendo la forma di una spirale (la Valle). Il tutto somiglia ad una conchiglia di chiocciola.
Nel 1528, a seguito del Sacco di Roma e della prigionia di Papa Clemente VII, si scatenò una durissima guerra tra Carlo V d’Asburgo e Francesco I. La contesa arriva anche nel Regno di Napoli a seguito della richiesta di aiuto da parte del Papa che vuole scacciare gli spagnoli. L’unica terra che gli resistette fu Vicalvi.
Nel 1574, Giulio Prudentio descriveva così l’eroico fatto: «Rinchiusi per parecchi mesi con perdita di huomini et de bestiame (i vicalversi), con esserli tagliate vigne et arbori fruttiferi, attossicato le fontane, dettoli ingiurie con parole bruttissime; et tutto animosamente sopportaro. Et per mostrare di non haver paura, sino alle donne armate comparivano sopra le mura, finché venne la desiata et lieta vittoria».
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