Saturno scacciato da Giove, si rifugiò presso Giano e con lui fondò diverse città, accomunate dall’avere come iniziale la lettera “A”. E Atina è una di questa. Talmente potente nei secoli, che Virgilio la descrive nell’Eneide come una delle città che fabbricavano le armi al re Turno.
Dapprima importante centro dei volsci, nei secoli divenne un fiorente “municipium” romano capace di ospitare le ville di facoltose famiglie gentilizie. Patria di grandi personaggi – tanto che secondo Cicerone “nessuna città d’Italia poteva dirsi più ricca”. Atina fu impreziosita dal foro, dall’anfiteatro, dall’acquedotto e da importanti palazzi e templi.
Nel 589 d.C. fu distrutta dal duca longobardo Zottone. Dall’XI secolo, la città si ampliò presso la “spianata di San Marco” (il Colle) e sulla collina di Santo Stefano. Il borgo fu protetto da mura di cinta e torri di controllo e furono costruite la chiesa di Santa Maria Assunta e nuovi luoghi di culto.
Nelle lotte di potere tra i diversi feudatari, Atina passò di mano in mano, finché, nel 1348, con i Cantelmo, divenne possedimento del ducato di Alvito. Nonostante l’appartenenza al ducato, mantenne una discreta autonomia, garantita dai propri governatori.
Nel 1595, anno in cui la valle fu acquistata dalla famiglia Gallio, Atina appariva “piena di popolo”, con gli abitanti “trattabili, et amorevoli” che si dilettavano nella “caccia di Sparvieri, et Astori, et ne allevano assai anco per venderli ad altri”. In quel tempo vivevano “in detta Città ò Terra persone di ricapito di lettere, et di maniera”.
Tra i suoi gioielli architettonici meritano una visita il Palazzo Cantelmo, la Chiesa cattedrale di Santa Maria Assunta e i resti romani. Prodotto d’eccellenza è il cabernet, la cui produzione iniziò nel lontano 1868 con lo “Stabilimento Enologico Fratelli Visocchi”.