Alzando lo sguardo dalla torre, i soldati di Belmonte controllavano l’accesso di truppe, briganti e semplici viandanti nello Stato di Alvito. Nel 990 il territorio fu possesso dei principi di Capua e di Benevento, in seguito passò alla contea dei Marsi. Dal 1094 divenne proprietà della famiglia d’Aquino. Nel 1140 fu conquistato delle truppe di Ruggero il Normanno. Nel 1270 il borgo fu di nuovo feudo dei d’Aquino. Affezionati ai loro domini, questi ultimi fortificarono tutti i castelli della valle, così anche Belmonte venne dotato di mura di cinta e di una piccola fortezza.
Nel 1370 apparve per la prima volta il toponimo “Bellus Mons”. Ai d’Aquino succedettero i Cantelmo, che lo amministrarono fino al 1497. Nei secoli il Castello seguì le sorti del ducato, passando dai Borgia a Pedro Navarro, da questo ai Cardona fino ai Gallio, che lo mantennero per oltre due secoli. Nel 1595 “detto Castello” aveva “territorio buono per li bestiami, et per vigne, più che per grani, per questo abbonda di casci, et di carni di ogni sorte, et fa vini piccoli, bianchi, sottili… Ha buon’aria, è popolato et ben cinto di mura attorno”.
Ancor’oggi è facile immergersi in questa suggestiva atmosfera, dove le stradine, i vicoli e i resti dell’antico castello, testimoniano un attaccamento dei fieri abitanti alla loro terra, che decisero la costruzione del piccolo borgo su uno sperone roccioso, circondato dai fitti boschi del Monte Cairo. Oltre all’agricoltura, nei secoli è stato fiorente l’artigianato tessile, di cui si conservano i vecchi strumenti. Inoltrandoci nei boschi, lungo i sentieri percorsi da pastori e cacciatori, incontriamo la Grotta dell’A’rvize, luogo di preghiera e di apparizioni mariane. Di notevole interesse gli affreschi medioevali conservati nella chiesa di San Nicola.
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