Il fantasma della signora incatenata di Vicalvi

Di storie di fantasmi, ne abbiamo sentite tante. Generalmente riguardano oscure dimore situate tra le nebbiose colline della Gran Bretagna, ma il nostro paese non è da meno in fatto di apparizioni. Numerose sono in Italia le leggende e le testimonianze di spettri che infestano antichi ruderi o dimore abbandonate. Una di queste riguarda il castello di Vicalvi.

Arroccato su un colle a poco meno di 600 metri di altitudine, il castello si erge sull’omonimo borgo come una madre sul figlio indifeso, proiettando la propria ombra sulla Val di Comino, che ha protetto, durante il suo burrascoso passato, da numerose invasioni. Nel XV secolo, durante il dominio aragonese a Napoli, nel castello risiedeva Alejandra Maddaloni, moglie di un nobile di origine spagnola che, impegnato nella guerra contro gli angioini, era spesso assente da casa. La castellana, per colmare il vuoto della solitudine, iniziò a consolarsi adescando uomini giovani e aitanti con la promessa di una notte d’amore.

Le vittime designate cadevano nella sua tela, inconsapevoli della voracità del ragno e il giorno seguente, di loro non restava traccia. Alejandra aveva ai suoi ordini uno sgherro che eliminava per lei ogni traccia del tradimento perpetrato ai danni del marito, uccidendo sistematicamente i suoi amanti e abbandonando i loro corpi lontano dalla fortezza.Tuttavia le voci su di lei cominciarono a girare e alcuni cadaveri vennero ritrovati orrendamente straziati nonostante le precauzioni del suo servo.

Il marito, uomo retto e giusto, non poté fare a meno di ascoltare quelle dicerie e spinto dal desiderio di giustizia, diede inizio a un’indagine che rivelò ben presto la verità sulle azioni spregevoli della sua consorte. Sopraffatto da un immenso dolore, la fece rinchiudere in una delle torri, dove venne incatenata e poi murata viva. Forse però, uccidendone il corpo, aveva legato per sempre il suo spirito alla fortezza.

Nel corso dei secoli si sono succedute numerose testimonianze circa l’esistenza di una figura spettrale, dai capelli lunghi e neri, preceduta da uno sferragliare di catene, avvistata nei dintorni delle mura. É una donna di una bellezza indescrivibile, che attira a sé i giovani forestieri donando loro una notte di passione e una morte prematura. In effetti, gli incidenti definiti “strani” dalle autorità, non sono pochi; diversi giovani, nel corso del tempo, hanno perso la vita precipitando dalle torri o dalle mura di cinta.

Le voci degli abitanti del borgo circostante hanno sempre incolpato la “signora incatenata” ma le ipotesi di suicidio hanno attecchito più facilmente rispetto a quelle di uno spirito vendicativo. Il luogo racchiude in sé qualcosa di magico e inquietante al tempo stesso. Tuttavia, fino a qualche anno fa, questo non sembra scoraggiare i giovani innamorati che si recavano nottetempo tra le rovine, per trascorrere una notte di passione. Probabilmente, l’idea che la “signora incatenata” potesse apparire dal nulla, seducendo i giovani amanti o più sinistramente prendendo possesso del corpo delle fanciulle per godere di quell’eccitazione al loro posto, non spaventava più nessuno, anzi…

Autore: Daniele Picciuti
Fonte: Art-litteram.com

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